Come in una canzone di tanti anni fa “ avrei bisogno di fermarmi un pò in questo...” susseguirsi di eventi che segnano il tempo che passa, il raggiungimento di una meta, il punto di partenza di nuovi percorsi, la pianificazione di cosa è meglio fare o evitare per il futuro. Ho sempre pensato che il nostro domani non dipende dalle congiunzioni astrali più o meno favorevoli che possono casualmente verificarsi, ma è frutto di un insieme di scelte di vita che si traducono in perseveranza, capacità di ascolto, attesa, coerenza, umiltà, fedeltà incondizionata... il tutto condito con la presenza costante di DIO, che misteriosamente ci accompagna da sempre, che ci prende sulle spalle nei momenti di sconforto, che gioisce della nostra felicità... anche se non sentiamo la Sua voce, perché il rumore del mondo è più forte del “mormorio di un vento leggero” (1 Re 19, 12), ma è lì che come Elia possiamo incontrare il SIGNORE e capire il cammino da seguire. In tutti questi anni non ho mai perso il coraggio di pregare, di credere nella forza della preghiera, anche se non è facile perseverare in questa attitudine, specie quando avverti la reticenza delle nuove generazioni a farlo ed hai la sensazione di imporgli qualcosa di anacronistico. Eppure rileggendo le pagine del nostro Diario di Famiglia, DIO non è mai stato assente o distratto, ma è intervenuto con Misericordia a risanare i cuori affranti e fasciare le ferite, ad aprire una pista nuova nei nostri deserti. Se in ogni Famiglia ci fermassimo un po’ a fare il punto della situazione, ognuno scoprirebbe di essere arrivato lì non da solo, ma anche grazie all’amore delle persone che non a caso, LUI ci ha messo accanto o ci ha fatto incontrare. Viene da pensare che si stia perdendo il senso della gratitudine e che cresca al contempo l’illusione di bastare a se stessi. Nell’attesa di questo Natale mi sto chiedendo se davvero ho vissuto questo anno nella Misericordia facendomi prossimo agli altri oppure ho cercato di carpi[1]re il più possibile per me stesso. In altre parole - Sono forse io il custode di mio fratello? - (Gen. 4, 1-16)... spesso identifichiamo la necessità del prossimo che ci si para davanti (e non importa andar lontano) come un fastidioso elemento di ostacolo o di ritardo nel coronamento dei nostri progetti. In realtà ci è chiesto di fare memoria se quando abbiamo avuto bisogno noi, qualche “povero cristo” ci è stato accanto accompagnandoci verso la via di uscita, oppure è stato solo un colpo di fortuna... In verità ci si salva insieme in forza dell’Amore che unisce e sa perdonare, quello capace di abbattere le barriere, di colmare ogni vuoto, di rompere le catene inique con le quali delimitiamo l’accesso alla nostra proprietà inviolabile... come se tutto fosse costruito intorno a noi e purtroppo spesso è così: tanti cerchi che non si intersecano. Come sarebbe bello se in questo Natale fossimo capaci di azzerare le divergenze, i malintesi, i sensi di colpa, la vergogna, le ferite che hanno creato distanza tra noi. Se riuscissimo davvero a fare silenzio come quei pastori nella Notte della Natività, DIO ci aiuterebbe a raggiungere il nostro essere più vero. Allora in quell’incontro nel quale LUI ci aspetta ogni volta, le ombre si dissiperebbero per far posto alla luce, il cuore indurito si scioglierebbe nella Gioia prorompente di ogni abbraccio dato e ricevuto. Fatecelo dire: cos’è quel “brivido inesprimibile” che proviamo quando ci abbracciamo in Famiglia e con gli Amici, se non il riflesso di una Amore più grande che non si stanca ogni volta di nascere ed entrare nella storia di ognuno di noi? Al di là di chi riceverà questa lettera siamo convinti che raggiungeremo anche chi è lontano o assente con la Preghiera che offriremo in dono al Re dell’Amore. Buon Natale
Natale 2016
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