😇RIFLESSIONI SULLA PREGHIERA
La Preghiera è sempre stata compagna dei miei giorni ed infatti dico da sempre che Dio è la lente di ingrandimento degli eventi della mia vita. A volte ho pregato fino allo sfinimento, quasi al limite della nausea, nel tentativo di mettere in pratica il precetto del “pregate incessantemente” (1 Lett. Tessalonicesi cap 5).
A 66 anni la manifestazione dei miei
limiti fisici è così evidente che non posso fare a meno di constatare che sto
invecchiando, ma come un bambino ho paura di varcare la soglia d’inizio del
“tragitto finale”, quanto lungo e come sarà non lo so, che mi condurrà
all’incontro con Dio. Non ho altra scelta
che lasciarmi andare nel vivere giorno per giorno e cercare di capire se il
mio pregare va nel senso giusto o nella direzione in cui lo mando, consapevolmente
o meno.
Da alcuni brani del libro “10
Cammelli inginocchiati” di Ermes Ronchi che sto leggendo(qui riportati in corsivo) inizia la mia riflessone.
· “Ho sete è l’ultima essenza di ogni preghiera rivolta al cielo. Si, mi riconosco nella preghiera come condizione permanente che non dipende cioè dalle circostanze tristi o gioiose. Anche la mia preghiera è senza dubbio sete di vivere, che si oppone alla sofferenza e al disagio, che provo quando ricevo quei “biglietti da visita” segno di un percorso in declino che avanza e mi spaventa. Pregare in fondo è una lotta continua tra il desiderio di vivere nella gioia e la paura di morire, ma se penso che Dio abbia messo in ognuno di noi il Suo Spirito, allora mi dico che anche Lui non può fare a meno di noi, cioè vuole che Lo cerchiamo: allora la Preghiera è proprio il mezzo per comunicare con l’Amato e nel cercarLo ti e Lo riconosci, come quando mi sono innamorato di Patrizia.
· “Bisogna essere vivi per pregare. Se non hai desideri, speranze, piaghe nel cuore, non puoi pregare.” Non ho smarrito il senso di novità che si nasconde in ogni giorno e se anche certe circostanze mi hanno messo in difficoltà, l’ho sempre ritrovato e da questo sono ripartito caparbiamente. Non è mai cambiato il mio amore e il desiderio che ho per la mia Famiglia, l’entusiasmo di camminare e costruire insieme. Per me non è mai stato vero che col passare del tempo all’amore si sostituisce l’affetto. Certo è che crescendo anche l’Amore si dilata e i sogni e le speranze si espandono, includendo sempre di più la vita dei figli, incluse le difficoltà che incontrano per realizzare i loro sogni. Lo stesso posso dire anche per gli Amici che ho scelto, sono parte della mia vita e dunque sempre presenti nel mio pregare. Per quanto riguarda le piaghe, soprattutto quelle che durano nel tempo come la famosa spina nel fianco di San Paolo, non riesco ancora a offrirle come preghiera al Signore, tuttavia non demordo e Gli faccio presente che io sono sempre qui e non da un’altra parte… d’altronde è un Padre e quindi mi deve compatire.
· “Basta solo ascoltare la propria vita e la sete che abbiamo di comunione e di incontri e il bisogno di ritornare a casa”. Soprattutto nei momenti in cui mi sento frastornato, in disordine, quando non so dare risposta a certi interrogativi, quando le giornate a volte sono uggiose, allora cerco la strada più corta per sentirmi a casa, sia questa l’abbraccio con la mia Famiglia, l’Adorazione in una chiesa, la visita improvvisata a un amico perché ho fiducia di essere accolto. Anche questo è pregare: procedere in un fittissimo reticolo di vie di amore e di fiducia, tessere una tela nuova di rapporti o ricucirne gli strappi, perché anche il perdono è preghiera.
· “Si può offrire a Dio perfino la propria incapacità di pregare, ed è questa la preghiera più umile”. Mi consola questa affermazione, perché spesso ho attraversato tratti di deserto nei quali non ho avvertito la presenza consolante di Dio, pur non avendo mai messo in dubbio che c sia stato. Solo Lui sa il modo con il quale toccarmi il cuore e allora la mia preghiera altro non è che confessare che, se da un lato sono incapace di essere costante nel vivere questo rapporto , dall’altro il desiderio di cercarlo non è mai venuto meno. Vi trasmetto con affetto la preghiera dell’abbandono che mi ha insegnato Il mio caro Amico Mauro: “ Dal profondo a Te grido Signore , L’anima mia ha sete di Te, Il Signore è mia forza e mio scudo.”
· “La speranza è un’attesa che si trasforma in presenza. Stare davanti a Dio. Preghiera semplice”. L’attesa è una grande scuola di preghiera. Per esempio di fronte al Santissimo quel che conta non è osservarlo ma lasciarsi osservare da Lui. E’ difficile stare in silenzio ma Lui già conosce tutti i nostri pensieri e il dono del nostro tempo, seppur un frammento di vita nel turbinio del quotidiano, è la migliore e più diretta preghiera che possiamo formulare. Quante volte davanti al tabernacolo ho provato l’impulso di andarmene via, ci vuole una certa dose di follia per restare lì a contemplare chi non puoi vedere, eppure vi assicuro che in quel silenzio al quale mi sono via via educato, ho trovato quella consolazione che mi ha fatto sentire di non essere mai stato abbandonato. Così ogni volta che riesco in questo esercizio, finisco poi per esclamare con gioia – “E’ bello Signore, stare qui con Te!”. E’ solo un istante di Amore , poi torna tutto come prima ma ne è valsa la pena.
· “La nostra preghiera è intrecciata con tutto quello che occupa le nostre giornate”. Quante volte di fronte a situazioni imprevedibili, quelle che irrompono e stravolgono il quotidiano, ho avvertito il desiderio di scollarmi subito di dosso il disagio e il peso degli eventi. Situazioni nelle quali il serpente dell’angoscia e della sfiducia ha tentato di allontanarmi dalla presenza di DIO…sbagliato!!! Siamo creature in cammino ed abbiamo bisogno che Qualcuno ci supporti, a volte ci carichi sulle spalle, ci spinga sulla via che dobbiamo percorrere anche se non ci piace… Faccio o mi lascio fare da Lui? Il centro delle cose sono io oppure è LUI: questo è il mio dilemma ricorrente!!! Lo dico ammettendo tutta la difficoltà che provo ogni volta che, affranto dalle prove della vita, ho finito per inginocchiarmi di fronte al Santissimo, e solo nel silenzio della preghiera senza parole ho sperimentato quel senso di fiducia rappacificante che mi ha permesso di decelerare i battiti del cuore e dire “Signore, come è bello per me stare qui .”
· “Quando pregare? Quando girano lente le ruote della vita, quando sono intrise di lontananze i legami vitali, quando piena di assenze è la nostra casa e solo ti senti dentro, in viaggio verso colui che è il solo”. E’ come un viaggio che non finisce mai e per quanto abbia la consapevolezza di aver imboccato il sentiero che mi conduce verso di LUI , riesco a intravedere solo un orizzonte troppo lontano per immaginare quali saranno le prossime tappe di sosta, ma non deve essere l’ansia di ciò che non conosco ad appesantire i miei passi, devo al contrario pregare intensamente e chiedere al mio Compagno di viaggio di ritrovare in me quell’energia e quell’entusiasmo che si prova quando si sta partendo alla scoperta di luoghi mai visti prima. Si lo so che il viaggio è sempre più faticoso via via che si procede, ma cresce passo dopo passo la voglia di tornare a casa e questo dà senso alla vita.
· La preghiera inizia con il grido del bisogno, il richiamo delle lacrime e poi con l’appello al desiderio .La preghiera è adeguare i miei desideri alla volontà di Dio . Infatti quando nel Padre Nostro chiedo che sia fatta la sua volontà, prego che mi dia la capacità di accettarla, cioè di combattere la paura di essere coinvolto in situazioni che mi farebbero soffrire. Siccome so che è inevitabile passare prima o poi da certe “porte strette”, allora ho iniziato da tempo a cambiare prospettiva, chiedendomi se davvero sono convinto che al di là di quelle porte mi aspetta il bene che LUI promette (e ci hanno detto che LUI mantiene sempre le sue promesse) oppure c'è solo l'inesorabile fine che avanza. Ovvio che non ho risposta a questo quesito, ma la cosa che ogni volta mi da il coraggio di pensare positivo e di non deporre le armi è questa preghiera di abbandono: “Dal profondo a te grido, l'anima mi ha sete di te, vieni presto Signore mio Dio”.Nella mia esperienza penso che ognuno possa modellare la propria invocazione e farne veicolo di incontro con il Signore, specie nei momenti più difficili.
· “Cosi nella preghiera si mescolano lacrime e sogni e la vita canta la sua canzone”. Quello che mi sembra di aver capito è che la tristezza (la malinconia) è il virus che attacca la preghiera e diffonde nell'anima il pessimismo e lo scoraggiamento, la paura e le insicurezze.La tristezza è così subdola, sposta il pensiero sugli errori fatti, sulle mancanze, sull'autocommiserazione, fiacca ogni anelito di preghiera e mi allontana da Dio, decido IO che Lui non può aiutarmi, sono cascato nella trappola del diavolo che se la ride: anche questa volta ce l'ha fatta!!!...ma quello che ho capito è che ogni volta DIO mi fa la grazia (e sono molteplici i modi in cui si manifesta) di rialzarmi e di riprendere il cammino con la stesso desiderio (il sogno) di raggiungerlo.
· “Ci vuole molto silenzio per ascoltare il silenzio di Dio” Non è facile entrare nel deserto del proprio intimo e camminare in cerca di Dio in uno spazio che non ha confini. Mi tappo le orecchie e ascolto il rumore del sangue che circola nel corpo, sembra un galoppo di cavalli lontani che sovrasta il tumulto dei pensieri e trasforma a poco a poco le mie preoccupazioni in preghiera. Non è facile lasciarsi spogliare, restare inerme, lasciarsi fare da chi non vedi, desiderare e credere che si farà misteriosamente sentire. Senza alcuna presunzione penso che sia questo il significato dell'invito di Gesù :“Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto ” (Mt6, 5-8) e il risultato a volte è solo un attimo, come un battito d'ali, un bagliore di luce, un senso di quiete confortante che ti riconcilia con la vita ......e ha fatto tutto LUI !!!
· “La preghiera è il punto dove la solitudine cede all'incontro” Alla solitudine viene dato spesso un significato negativo, quanto meno triste, almeno questo è quello che provo in alcuni momenti da quando ho smesso da lavorare. Si vive la solitudine come lontananza o assenza fisica delle persone che amiamo e di lì a piangersi addosso il passo è breve. Non so se per voi è così, d'altronde bisogna passarci per saperlo. Io penso che il segreto per combatterla stia proprio nella Preghiera, soprattutto quella fatta per gli altri. Se ci esercitassimo ogni giorno a fare la lista delle persone per cui pregare, scopriremmo che la stessa si allunga così tanto da doverla mettere per iscritto per evitare di lasciare qualcuno indietro. L'esercizio di coniugare “nome e situazione” affidando tutto al Signore, finisce per riempire gli spazi vuoti della solitudine e farci sentire più! vicini: provare per credere
· “Il vero servizio a Dio non è la preghiera ma il dargli lode con la storia di ogni giorno.” Io penso che sia fondamentale condividere le proprie esperienze, spezzare il pane della nostra vita con gli altri senza paura di essere fraintesi, ma soprattutto credo che DIO sia contento quando riusciamo a trasmettere la Gioia del piacere di vivere, la capacità di stupirsi, quella di sorridere, di sognare orizzonti aperti...è quello che ho cercato di fare scrivendo queste poche righe in questi tempi così densi di sofferenza.
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