Natale 2016
Come in una canzone
di tanti anni fa “ avrei bisogno di fermarmi un pò in questo...”
susseguirsi di eventi che segnano il tempo che passa, il raggiungimento di una
meta, il punto di partenza di nuovi percorsi, la pianificazione di cosa è
meglio fare o evitare per il futuro. Ho sempre pensato che il nostro domani non
dipende dalle congiunzioni astrali più o meno favorevoli che possono
casualmente verificarsi, ma è frutto di un insieme di scelte di vita che si
traducono in perseveranza, capacità di ascolto, attesa, coerenza, umiltà,
fedeltà incondizionata... il tutto condito con la presenza costante di DIO, che
misteriosamente ci accompagna da sempre, che ci prende sulle spalle nei momenti
di sconforto, che gioisce della nostra felicità... anche se non sentiamo la Sua
voce, perché il rumore del mondo è più forte del “mormorio di un vento leggero”
(1 Re 19, 12), ma è lì che come Elia possiamo incontrare il SIGNORE e capire il
cammino da seguire. In tutti questi anni non ho mai perso il coraggio di
pregare, di credere nella forza della preghiera, anche se non è facile
perseverare in questa attitudine, specie quando avverti la reticenza delle
nuove generazioni a farlo ed hai la sensazione di imporgli qualcosa di
anacronistico. Eppure rileggendo le pagine del nostro Diario di Famiglia, DIO
non è mai stato assente o distratto, ma è intervenuto con Misericordia a
risanare i cuori affranti e fasciare le ferite, ad aprire una pista nuova nei
nostri deserti. Se in ogni Famiglia ci fermassimo un po’ a fare il punto della
situazione, ognuno scoprirebbe di essere arrivato lì non da solo, ma anche grazie
all’amore delle persone che non a caso, LUI ci ha messo accanto o ci ha fatto
incontrare. Viene da pensare che si stia perdendo il senso della gratitudine e
che cresca al contempo l’illusione di bastare a se stessi. Nell’attesa di
questo Natale mi sto chiedendo se davvero ho vissuto questo anno nella
Misericordia facendomi prossimo agli altri oppure ho cercato di carpire il più
possibile per me stesso. In altre parole - Sono forse io il custode di mio
fratello? - (Gen. 4, 1-16)... spesso identifichiamo la necessità del prossimo
che ci si para davanti (e non importa andar lontano) come un fastidioso
elemento di ostacolo o di ritardo nel coronamento dei nostri progetti. In
realtà ci è chiesto di fare memoria se quando abbiamo avuto bisogno noi,
qualche “povero cristo” ci è stato accanto accompagnandoci verso la via di
uscita, oppure è stato solo un colpo di fortuna... In verità ci si salva
insieme in forza dell’Amore che unisce e sa perdonare, quello capace di
abbattere le barriere, di colmare ogni vuoto, di rompere le catene inique con
le quali delimitiamo l’accesso alla nostra proprietà inviolabile... come se
tutto fosse costruito intorno a noi e purtroppo spesso è così: tanti cerchi che
non si intersecano. Come sarebbe bello se in questo Natale fossimo capaci di
azzerare le divergenze, i malintesi, i sensi di colpa, la vergogna, le ferite
che hanno creato distanza tra noi. Se riuscissimo davvero a fare silenzio come
quei pastori nella Notte della Natività, DIO ci aiuterebbe a raggiungere il
nostro essere più vero. Allora in quell’incontro nel quale LUI ci aspetta ogni
volta, le ombre si dissiperebbero per far posto alla luce, il cuore indurito si
scioglierebbe nella Gioia prorompente di ogni abbraccio dato e ricevuto.
Fatecelo dire: cos’è quel “brivido inesprimibile” che proviamo quando ci
abbracciamo in Famiglia e con gli Amici, se non il riflesso di una Amore più
grande che non si stanca ogni volta di nascere ed entrare nella storia di
ognuno di noi? Al di là di chi riceverà questa lettera siamo convinti che raggiungeremo
anche chi è lontano o assente con la Preghiera che offriremo in dono al Re
dell’Amore. Buon Natale
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