Nel farci dono di sé GESU’ si è spogliato di ogni
privilegio. Qualcuno potrebbe obiettare che è stato facile, in fondo è DIO e
LUI può tutto, anche decidere di “farsi violenza”!
All’incrocio tra via
dell’Attesa e Corso dell’Amore non ho potuto fare a meno di sbirciare
oltre la finestra della SANTA FAMIGLIA, dove MARIA, seduta e assorta, continua
a serbare tutto nel cuore. Già, fin
dall’inizio Liei sapeva che non avrebbe potuto cambiare il corso delle cose, né
dare aa Giuseppe una spiegazione plausibile dell’Annunciazione, né tantomeno
impedire poi la morte del FIGLIO. Ancora
qualcuno potrebbe eccepire che anche per
Lei non è stato poi così difficile, in fondo non capita a tutti di ricevere la
visita dell’Arcangelo Gabriele! E allora che dire di Giuseppe, un uomo come
noi? Pensate che sia bastato un sogno (Mc1, 18-21) per accantonare tutti i
progetti che aveva, non ultimo quello di costituire una famiglia ed avere di
figli nel solo modo umanamente concepibile e naturale?
Lasciamo ad altri questo modo riduttivo di vedere le
cose e addentriamoci invece nei
percorsi inesplorati della Fede. Mentre camminiamo titubanti in vicoli
apparentemente ciechi, cerchiamo di tenere bene aperti gli occhi nella caligine
che offusca la nostra vita, per scorgere uno dei tanti segni indelebili che
GESU’ ha lasciato nel farsi uomo in mezzo a noi. Abbiamo sotto gli occhi i
segni della Sua presenza ma non riusciamo (o non vogliamo) vederli. Madre ,
Padre e Figlio sono le 3 costanti di un’equazione il cui risultato coincide
nell’unica soluzione possibile : il dono incondizionato di se stessi.
Il pensiero corre ha chi ha vissuto con Gioia
l’annunciazione di una nascita e nel toccarla con mano, pronuncia ogni giorno
il suo coraggioso” Eccomi!” nella Speranza che il SIGNORE porti a
compimento l’opera iniziata dalla Sue mani . Lo stesso vale per chi ha deciso
in cuor suo di restare fedele alla propria vocazione nonostante il precipitare
degli eventi. Quanto più DIO è misericordioso con noi, tanto più ci è
richiesto di essere solidali con la Sofferenza: è il paradosso della Croce
ma manche quello della Resurrezione! Strano parlare di queste cose a Natale,
vero?
Ogni anno tiriamo fuori dalla soffitta gli addobbi natalizi, accendiamo le luci
variopinte e ci lasciamo cullare da
antiche melodie perché tutti , chi più chi meno, abbiamo bisogno di “magia”,
anche se Natale è realtà. Natale non né luce multicolore, ma bagliore da
accogliere nella notte della nostra sofferenza (Gv.1, 5-6), quiete che cancella
l’angoscia delle nostre paure, sostegno nella solitudine, riposo nella
stanchezza.. è il tragitto che conduce alla Grotta di Betlemme, non ve ne
accorgete? C’è un solo modo per percorrerlo ed è quello di accettare la
chiamata di DIO a “farci dono per tutti” anche quando recriminiamo di aver più
bisogno di ricevere che di dare E’ quello il momento in cui dobbiamo iniziare a spogliarci delle
ragioni, (seppur giustificate) per consentire che “chi ci è stato affidato”
possa percorrere quel tragitto che da solo non riuscirebbe a fare. E’ la strada
dei Santi, quella che ci ha visto incollati di fronte alla TV lo scorso aprile,
quando un Padre ha raggiunto la “ casa del
PADRE”. Il dono di sé anche quando
sembra comportare il superamento
delle nostre forze è sempre
possibile nel nome di DIO (Lc.1, 34-37). Nello stesso contesto varcare la
soglia della notta tipicità non significa perdersi, non è mai una sconfitta né
“amore a perdere” , ma un atto di AMORE vivo e liberante per gli altri e per se
stessi.
Aiutaci SIGNORE a liberarci dalla preoccupazione di
noi stwessi e rendici capaci di pronunciare il nostro “Eccomi!”, l’occasione per coprire quel tratto di strada che non
siamo ancora riusciti a percorrere nonostante tutto.
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